Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

quotidiana. Perché un'allusione qualsiasi sia «felice» nel senso classico di Austin (cioè ben riuscit�), occorrerà non solo ipotizzare uno schemino del tipo: A dice a B che X volendo in realtà dire Y, che allora significherebbe -soltanto l'uso di un atto linguistico indiretto da parte di A, ma aggiungere il requisito fondamentale eh� B è in grado di recuperare l'informazione (o il refe­ rente) Y in base all'informazione X che A gli tra­ smette; in altri termini, se A dice a B: «L'Europa è stata rovi­ nata da quel pazzo criminale baffuto», B dev'essere in grado di ricostruire il referente (Hitler o Stalin, o l'uno e l'altro se l'enunciato di A non contiene altri elementi disambiguanti o era volutamente ambiguo), in m_pdo che l'enunciato di A sia non solo unilateralmente allusivo, ma riconoscibile come tale. · Nei testi scritti, e soprattutto nei romanzi, la fenome­ nologia dell'allusione è come una rete di vasi capillari parzialmente affioranti nel "testo; in un'espressione come: «Margherita si affacciò al balcone: ma il sole era ancora alto » è quel piccolo ma, in sé atipico dal punto di vista sintattico (in quanto coordina due enunciati che non so­ no tra loro in alcun modo contrapponibili) a contenere una grossa «allusione argomentativa» (che il prima e il dopo «cotestuale» può confermare o meno), e cioè l'im­ plicito suggerimento che Margherita, per varie sue mo­ ti_vazioni, s'aspettava o desiderava di vedere il sole al tra­ monto. Non a caso, nello stesso articolo citato prima, Ducrot fa una splendida analisi del mais come spia otti­ male dell'argomentazione (che è per lui l'atto linguistico fondamentale) e di polifonica allusione all'enunciazione. ,Quanto all'insinuazione e alla minaccia, esse sono cer­ tamente azioni linguistiche indirette: si parla infatti tra i filosofi del linguaggio di «suicidio illocutorio» circa l'e­ ventuale proferimento alla prima persona dei due verbi corrispondenti: « Io insinuo che», « io ti minaccio di» possono avere solo un uso metacòmunicativo (ad esempio, in rispo�ta alla domanda «Che cosa stai facendo?» o «Che cosa intendi dire?»), se no vanificano, esplicitan­ dolo, ciò che dicono di voler fare, e che èJ implicito per sua natura. Quanto alle ,presupposizioni pragmatiche del­ l'insinuazione e della minaccia, esse sono le stesse dell'al- , 201

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