Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

Nel secondo libro 1a scommessa è · meno frivola e più inquietante. Si ipotizza che gli antichi greci conoscessero una fisica teorica dotata di un protocollo, esperimenti, modelli completi, matematizzazione necessaria e innume· revoli applicazioni: si -tratta della fisica atomista di cui il De natura rerum è, ,se si sceglie la lectio diffi'Cilior, il manuale e il corpus archimedeo il corrispettivo formale. Questa fisica c'era ma è stata dimenticata. (Il processo della dimenticanza è uno strano fenomeno. Hermann Res­ se immagina che l'umanità dimentichi la grande impresa del Pellegrinaggio in Oriente. Dino Buzzati racconta che la torre Eiffel fu costruita in origine con uno scopo ana· logo a quello della torre qi Babele e che poi questo pro­ getto grandioso fu dimenticato.) Ma come accade che si dimentichi? (Si dimenticano le grandi sconfitte?) Serres non dà risposta; ,suggerisce ,però alcune condizioni di questa dimenticanza: la fisica era separata dall' (seppure isomorfa all') apparato matematico ( « noi mischiamo l'e­ sperimento con le equazioni... Ai greci... questa mesco­ lanza doveva apparire decisamente ripugnante»); « da Cicerone a Marx, e fino ai nostri giorni, la declinazione degli atomi è giudicata a priori come un punto debole della -teoria atomica. Il clinamen è un'assurdità...». Im­ maginiamo la caduta degli atomi come « una cateratta laminare ideale»: « il clinamen èJ la più piccola condi­ zione concepibile nella formazione prima di una turbo­ lènza», scarto minimo (quel tanto che basta per poter dire che il movimento degli atomi si sia modificato) che appare aleatoriamente in quel flusso laminare. Tale « as­ surdità» -svanisce, argomenta Serres, dal punto di vista di una fisica dei fluidi: il clinamen è lo scarto primo da cui derivano i vortici. Se quello scarto non avvenisse nul­ la sarebbe: la spirale è la forma stessa dell'evento, « qual­ cosa piuttosto che niente», l'esistenza. Se qualcosa esi- . ste, esiste come scarto dall 'equilibr.io . Il vortice è il no­ stro destino. Torniamo a Verne. Il cerchio sembra chiudersi sem­ pre, anche contro il destino. Eppure, parlando dell'imma­ ginazione formale in Verne, Serres ricorda che « la spi­ rale atterrisce come un maelstrom, un vortice, o un ci­ clone». In un altro passo (citato più sopra) Serres asso­ cia il cerchio (e il cer�hio di cerchi) con « elici e spirali». Il cerchio è la figura del concludersi e del tornare, la spi- 193

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