Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

sua relazione con l'inconscio Freud sosterrebbe una · ve­ ra e propria preponderanza del significante che, lungi dal limitarsi al WUz, sarebbe fondamentale nell'edificio del· la psicoanalisi, pur non trovando applicazione concreta negli studi freudiani sull'arte e la letteratura ancora for­ temente influenzati da un'educazione umanistica tradi­ zionale (cfr. op. cit., p. 15). Tralasciando cli occuparmi a fondo de1le origini di una lettura siffatta dell'opera di Freud, mi limito ad os­ servare che questa proposta teorica, ribadita ultimamen­ te nell'introduzione al saggio sul Misarithrope, e non pri­ va di ulteriori sviluppi, pur nel suo acume, tende a omet­ tere un aspetto essenziale, costitutivo del procedimento stesso della psicoanaHsi. Quando Orlando obietta alla sua applicazione a testi letterari di confonderne il linguaggio con l'esperienza del. destinatairio (cfr. op. cit., p. 15) af­ ferma una indubbia verità, dimenticando però che tale stretta cor:r-elazione è presente pure nello scritto sul mot- to di spirito. Infatti, come lo stesso Orlando riconosce (dr. op. cit., p. · 51), il piacere del motto scaturisce sia dalJa tecnica sia dalla capacità di liberare nell'ascoltatore impulsi ge­ neralme _ nte rimossi. L'esperienza del destinatario è dun­ que essenziale alla spiegazione in termini economici, la psicogenesi, del motto, allfa possibilità di render ragione del piacere dell'arguzia con l'ipotesi dei dispendi� inibi­ torio risparmiato, il quale a sua volta può ricondursi al principio più generale che, com'è! noto, regola secondo Freud l'apparato psichico, il principio di costanza. Ora, in sintesi, credo che i due aspetti più discutibili in tutto ,il discorso finora a grandi linee ana.lizzato, siano l'.equiparazione fra «represso» e 1< rimosso», e la fun­ zione-destinatario. Comincerò da quest'ultimo, avendo già dato luogo il primo punto a numerose discussioni, e ten­ terò di mostrare come sussista una certa connessione fra l'uno e l'altro, in quanto che l'apoda, la «confusio- 183

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