Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981
se la cercassimo con una simile strategia non potremmo . mai trovarla. Eppure in un altro senso la verità ci sta lì davanti se la sappiamo cercare. Il paziente che di fron te all'analista non sa proferire parola, non sa ricordare, in realtà sta producendo la sua scena primitiva davanti ai nostri occhi: «alla . fine - dice Freud - ci si rende conto che proprio questo è il suo modo di ricordare». Noi dovremo - ogni volta che avremo pazienza, lucidità e accortezza - scoprire la verità nel silenzio e nell'as senza che le sue azioni ci dischiudono. Quelle azioni de lir;ieano qualcosa che prima non c'era; svolgendosi rin tracciano la fisionomia della loro origine. Quel ragazzo, nel Caso clinico dell'uomo · dei lupi, con le sue ossessioni ci riempie di sgomento ma anche di ammirazione di fronte all'immane costruzione delirante che egli ha edi ficato da quando il dolore è entrato nella sua vita condannandolo alla ripetizione. Attraverso il suo com mosso fantasticare retrospettivo, egli ha raccolto e ela borato in una sintesi - che non esisteva prima che egli la realizzasse - l'intero ambiente della sua vita, degli uomini e degli oggetti che lo circondavano, delle sue fa vole, delle seduzioni della sorella, della bambinaia, del la sguattera, di povere contadine, attraverso un'elabora zione che è altrettanto originale quanto lo è la sua vita. E attraverso il processo della ripetizione egli ha potuto ficcare il suo sguardo 1n profondità fino alla rimemora zione della scena primitiva dalla quale tutta . la sua vita è segnata. E quel ragazzo - vorrei aggiungere - ha fatto tutto di sua scienza. Del resto non è Freud, par lando dei . bambini, a dire che essi « sono stati sottova lutati e che davvero non si sa più che cosa non possa attribuirsi loro? » 13 Aldo Gargani 18
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