Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

menti dinamici così come la diacronia deve prendere in considerazione dei fatti statici. E' inconcepibile pensare che nella lingua una modificazione avvenga in maniera immediata. L'inizio e la fine di un cambiamento coesistono sem­ pre per un certo tempo nella comunità. La forma iniziale e la forma finale appartengono sjmultaneamente al co­ dice comune del sistema della lingua (Jakobson ;si con­ vinse della validità di queste considerazioni dopo uno studio della prosodia e degli accenti in processi di tran­ sizione nella lingua; ma possiamo · aggiµngere che questa idea, del tempo e dello spazio era visualizzata bene daì cinema di Ejzenstejn e dall'arte pittorica della genera­ zione degli anni 80, Picasso, Braque, ma anche Kandin- sky, per citarne alcuni). · Anche lo studio della forma grammaticale chiamata da Jakobson shifters (embrayeurs in francese) ci propo­ ne considerazioni fondamentali sull'esperienza del tem­ po. Ciò che caratterizza ,gli shifters è il fatto che la loro significazione contiene un rinvio all'atto di parola che li proferisce. Quando il bambino comincia a manipolarli in una frase può, per fare un esempio, attribuire a un soggetto diversi predicati, oppure il predicato a differenti soggetti. Detto in breve, la parola si trova Hberata dalla immediatezza per assumere nuove configurazioni nello spazio e nel tempo: « Dans le langage de l'enfant surgis­ sent à la fois l'idée · du temps et celle d'une proximité ou d'un éloignement plus grands sur le plan spatial: moi et toi, ici et là-bas » (Dialogues, pag. 78). 11 complesso problema degli shifters in ·relazione al loro ruolo nella lhrgua ci porta su utili considerazioni per quanto riguarda una teoria dello spazio nei cambia­ menti nella lingua. Jakobson ci suggerisce che se le lin­ gue si modificano in relazione al loro movimento sull'as­ se storico questo avviene anche per H fatto che il fattore spazio può giocare il ruolo di mediatore nei processi di 172

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