Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981
dice « I _ o 1 so», « Io sono sicuro», o appena li nomina. Ma sì ,dev'essere possibile fare un altro gioco su queste ve rità abbastanza recenti, e forse indubitabili in modo di verso dall'albero che continua a esserci indicato, '1ì dove sta, con la nostra vita. Ho aperto il primo libro (marzo 1980) della rivista « In forma di parole» (Edizioni Elitropia, Reggio Emilia), · sono attento a un · « movimento verso fa poesia»: cer chiamo · da questa parte. Sorive Antonio Prete: « La fran tumazione del tempo poetico non rinvia a nessun tempo altro, o tempo interiore, o memoria rigeneratrice». Bene, nulla mi verrà indicato, se si « dischiude una visione» _ sarà in « assenza di prospettiva». Però non mi basta sa pere che la poesia èJ un gioco linguistico sconvolgente, e che anzi può essere il disordine come gioco linguistico. Forse mi trovo ancora in quell'apologo, e proprio io po trei essere indicato a qualcuno che arriva alle mie spalle: « Quest'uomo non è pazzo, stiamo solo facendo filoso fia». Così, se mi si dice: « Questa assenza di prospettiva sul mondo è il contrairio della politica, il contrario della ,storia» (ivi, pp. 202-205), io sono d'accordo, ma non mi sento rassicurato, temo che qualcun altro possa tornare a dirmi: « Io so che _ questo è riflusso». Questo pensare o arguire il contrario della politica ri.on può rientrare nel gioco linguistico inaugurato da poco e che continua ovun que · stia la nostra vita: non è lo stesso affermare, lo stes so negare. Il disordine va pensato più attentamente: e proprio davanti all'autorizzazione e al potere dei giochi, proprio all'« ingresso nel moderno», dove può · darsi un addio alla poesia che non abbia nostalgia e devozione, che tenga desti il grido e la critica, in quanto « sa ché il linguaggio, proprio laddove è meno ansioso di ordine linguistico, con tinua a insidiare il potere, e non con le stesse armi del potere» (continuo a seguire il ragionamento di Antonio 163
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