Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

. minute · Giochi, am1c1, una nv1sta « Siedo in giardino con un filosofo. Quello dice ripetute volte: 'Io so che questo è un albero ', e così dicendo indica un albero nelle nostre vicinanze. Poi qualcuno arriva e sente queste parole, e io gli dico: 'Quest'uomo non è pazzo: stiamo solo facendo filosofia ' ». Stiamo come in questo apologo di Wittgenstein (Del­ la certezza, Torino, Einaudi, 1980, p. 75) e diciamo di sa· pere o ascoltiamo qualcuno che dice di sapère verità co· me quelle che Moore afferma di conoscere, « · che, detrto alla buona, se le c0111osce lui allora le conosciamo tutti» (ivi, p: 19). Sofo che le cose che diciamo di sapere, o che (mentre diciamo di sapere che cosa sono) indichiamo come oggetti, non stanno Il da sempre come le verità che conosce Moore. Del · resto, anche il « · -senso comune» in cui stanno è recente, · è un « gioco ilinguistico» che faccia­ mo da poco. E non bisognerebbe -dimenticare che « il giuoco linguistico è, per così · dire,· qualcosa di impreve­ dibile», cioè « non è fondato, non è -ragionevole (o irra­ gionevole)»: « sta lì - come la nostJra vita» (ivi, p. 91). Dunque, nel gioco che facciamo, e che è -lì come la nostra vita, stanno verità di recente acquisizione: però le sap· 161

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