Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981
la foto rende un passato allo stato sperimentale, come una prova, ma ciò che ritorna più reale è proprio il ri torno «del morto». A causa deWevidenza essa non può ess·ere approfon dita, si pone come pura ,superficialità, ma questa sua riverberazione (emanazione) del referente interviene a mostrare una separazione: lo sguardo fotografico separa l'attenzione daNa percezione. Quel guardare e non vedere, come se lo sguardo fosse trattenuto dentro di sè e non guardasse nulla, come a indicare che «l'essenza dell'im magine è di essere tutta esteriore, senza intimità, e ciò nonostante piìi inaccessibile e misteriosa dell'idea dell'in teriorità; di essere ,senza significato, pur evocando la pro fondità di ogni possibile senso». L'allegoria fotografica conferma il movimento dia'let tico dell'allegoria nel dramma barocco: «se la natura è da sempre in balia della morte, essa è anche da sempre allegorica». Consuma la separazione fra la physis e il significato dentro l'abisso pietrificato della di,stanza alle gori'ca. Ne riprende anche il carattere frammentario, mai totale - «nel campo deU'intuizione l'immagine è fram mento» - ma vi introduce una secchezza, perde · una du rata: l'eloquenza lascia il campo a una obiettivhà gre mita di oggetti. L'esperienza dello choc esorbita ogni con ciliazfone soggettiva, semmai illumina di magnesio il ban co della memoria perchè in una somma piattezza appaia la cosa per il semplice fatto di essere «dopo», per es senza spenta. Daniel Boudinet, Polaroid, 1979. Curioso invito alla lettura, questa unica fotografia a colori della «Nota» raffigura un interno ombreggiato dietro due pesanti ten de che a un davanzale schiudono poca luce filtrata den- · tro •le maglie del tessuto, nelle pieghe, e nella · lingua che le separa al centro. L'allegoria fotografica •stagna nelle cantine del «ricordo», induce la propria piattezza alla 159
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