Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

sei anni, ed ora è tornata perché ha voluto tornare, è lei che mi fa grazia di sé, non sono io che mi degno di ride­ stada andando dilettantisticamente alla ricerca del tem­ po perduto. E' lei l'amorevole, :la degna intrusa che ri­ vangando nel suo passato s'è imbattuta neLla mia ombra · ed ha voluto ristabilire nel senso migliore della parola una 'corrispondenza '». Nella fotografia della «Nota» di Barthes possiamo rischiare un passo con Benjamin e dire che dopo la vec­ chia allegoria e la nuova, dopo il cadavere e il ricordo, è pensabile una linea di testo dalla memoria piatta - una sorta d_i grado zero - la cui allegoria - quando allegoria è ancora possibile - sia l'ossuta fotografia della Camera chiara. Un archivio di memoria protesi. Quanto di più lon­ tano dail «ricordo»: «non.solo la Foto non è mai in es- · senza, un ricordo, ma per di più blocca H ricordo diventa rapidamente un contro .ricordo». R.B. non trova ricordi d'infanzia da portare agli amici che ne parlano: avendo appena guardato le foto di quei tempi, non ha più ri­ cordi; gli resta solo « la cosa esorbitata». La cosa della fotografia è evidenza, quel non poter negare che la cosa sia stata là, reale ma necessariamente pa•ssata. Immobile, senza avvenire - ail contrario del cinema che si proten­ de in avanti. Ogni foto prende la via della certezza, come un'emanazione del passato senza mediazione metaforica, come una semplice magia. Nessun alone, una presenza immediata al mondo, una «co-presenza». Qualcosa di ott�so e di spento sorprende: quello . Spectrum, che è spettacolo, ma anche letteralmente ri­ torno del morto. Una morte piatta. «Una morte piatta, in tutti i sensi della parola», dove però si certifica «che il cadavere è vivo in quanto cadavere». La confusione fra il reale e il vivente si insinua nella sua fissità: il reale - presta allora all'immagine apparenza di vivente. Insomma 158

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