Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

date all'apparizione di « figure significative». « Il mondo, si .capisce, non è una sfora viva e presente, 'pomario', 'orto ', ma un 'reliquiarJo ': 'memorie ', ma delle quali può compor-si il ' gioco del futuro , ; ci si può imbattere nel 'fantasma eh� ti salva '». La memoria è centrale in questa poesia, ma 11011 è data nel presente senza avvenire dei vivi: ila memoria è · dei morti, depositari del ritornante passato, i quali « ac­ quistano la pienezza -di vita di cui questo mondo è capa­ ce», il riferimento è in particolare alla Bufera. Il passato può essere resuscitato, ma solo per magia: la memoria affiora dagli ingorghi del tempo solo per affermare che i ricordi sono le ,sue costruzioni, i ricordi non sono altro che costruzioni. Il discorso condotto in paraHelo si èJ incrociato per molti elementi, e mostra da sé il punto di arrivo. Intanto una 'Singolare rispondenza fra il tempo curvo, che attraversa al suo filo ritorto (,twisted) l'ordine tem­ porale degli oggetti e Je loro vestigia, con H tempo freu­ diano. Le memorie che in Montale fanno il « gioco del futuro», stabiiliscono delle mere possibilità di futuro - come dice Contini - disegnano una figura ritorta del tempo che, per esempio, troviamo nella sua architettura après coup nelle ultime parole dell'Interpretazione df!-i so­ gni: « Rappresentandoci un desiderio come appagato, il sogno ci porta certo verso il futuro; ma questo futuro, considerato dal ,sognatore come presente, è modellato dal desiderio indistruttibile a immagine di quel passato . ». Il contesto è molto diverso, ma l'arabesco, la movenza che interseca sezioni diverse di tempo a diverso investimento, ha una comune aria di famiglia. La divaricazione che Freud apre nell'apparato psichico fra memoria e percezione, e poi ancora fra per�eziorte e coscienza, fa pensare a quel « in principio era una diffe­ renza di tempo» dove la sensazione in Montale non è un 156

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