Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981
La fotografia piatta come ultima allegoria Non so se Barthes abbia letto L'amica di nonna Spe ranza di Gozzano. Ma se l'avesse letto avrebbe certa mente pensato anche a lui scrivendo 1a sua «Nota sulla fotografia». Una nonna di diciassett'anni che increspa la gonna a rose turchine, le due amiche sedute al piano: quanto basta < al poeta per rinascere nei dagherrottipi del 1850. Il «reale allo stato passato» come dice Ba-rthes è lì nella fotografia a far le veci di un'esperienza, che sconosciuta nel presente, Gozzano vorrebbe trovare nel passato. Ma questa fotografia non «prende la via nostalgica del ricordo» prende piuttosto «la via della certezza»: qualcosa è stato ed è necessariamente passato. Si è avuta una vera emanazione del refere _ nte, che ora, come un re siduo osseo o una conchiglia, vi resta certificato, piatta mente riferito. Della stessa certezza parla Montale - chissà perché due volte nella tredicesima poesia di Xenia I e Xenia II? - in «Ho appeso nella mia stanza il dagherròtipo». Di fronte alla fotografia del padre del personaggio inte statario del famoso «tu-istituto» cerca un pedigree. « Non siamo stati cavalli»... « Eppure resta/ che qual cosa è accaduto, forse un niente/ che è tutto». « Tuo fratello morì giovane; tu eri/ la bambina sca- 147
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