Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981
proprio quando lo si vorrebbe perdere, il se stesso senza madre, questo io corpo, destinato alla seconda morte, come ci dice Francesco? Francesco cantava e giubilava in francese. Il canto, anche nella lingua materna, opera la diffrazione del senso che trasmette. Il canto, questo linguaggio «straniero», sarebbe la lingua della trasposizione dell'Ideale? Nel moment� in cui amo la melodia; la Bellezza non è più altrove: mi rapisce. Per Francesco si trattava d'imi tazione perfetta. Se questa perfezione si perde nella giu bilazione, qual è l'Ideale che rimane? « Dei servi - disse - che non sono altro · che cantori, eh devono toccare i cuori de.gli uomini e portarli alla gioia » 21• Ma allora perché la Legenda perusina, da cui è tratta questa citazione a proposito del Cantico, si limita a delle espressioni anodine: «cominciò a riflettere e poi disse ( ...)? ». Dire è verbo della lingua parlata, della lingua di tutti i giorni. E anche se non conoscessimo che il Cantico, potrem mo osservare come il volgare riesca a coniugare · degli ele menti diversi: forme provenzali, latine accanto a forme instabili, incerte, che mostrano quanto i dialetti fossero mutevoli e s _ i incrociassero fra loro. Le invasioni, i traf fici, i pellegrinaggi continuavano a violentare là tradi zione, a romperla impedendo alla lingua di trovare una connotazione definitiva. L'esperienza della . morte, dell'eterogeneo, della diffe renza, continuava a imprimersi nel -linguaggio. Questa realtà sfigurava l'Ideale di Perfezione. O almeno così pensavano gli uomini di Chiesa. «Una è la predicazione che si rivolge al clero, altra quella che si rivolge ai laici. Quando pairliamo nei conventi e nelle assemblee di dotti, in lingua latina, possiamo dire molte cose 139 •
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