Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

cleri essere sano o malato come Dio desidera che sia». E infine al capitolo XXIH: « Null'altro dobbiamo desiderare, null'altrò volere, null'al­ tro ci deve piacere, ci deve dilettare -se non il Creatore, il Redentore, il NoJtro Salvatore (...). Ovunque; noi tutti, in ogni luogo, in ogni tempo, ad ogni ora, ogni giorno, conti­ nuamente (...) dobbiamo credere, amare (...) ringraziare l'Al­ ti1ssimo (...)». Questo collage di citazioni, composto a partire da gratias agite, mostra meglio di qualsiasi commento come, in questa regola, il soggetto sia collocato all'interno del desiderio dell'Altro. Non è un caso, quindi, che questa Regola sia scritta in latino mentre il Cantico è stato com- . posto in volgare. Cerco di spiegarmi. Secondo me, in Umbria, all ' epoca in cui si parlava il volgare mentre il latino e il francese si scambiavano il ruolo di lingu.e « ufficiali», la radicalità di una riforma poteva rappre­ sentarsi solo in l«tino. Il latino non era soltanto la lingua del sapere. L'in­ telligentia europea andava a completare gli studi a Bò­ logna, dove, nel corso dell'undicesimo secolo, era stata creata la prima Università. Il latino era la lingua della · Chiesa. E fu appunto alfa Chiesa che toccò il compito di proclamare, quando l'Impero crollò, che poteva ancora esistere una stabilità ideologie�. O almeno un'altra sta­ bilità ideologica.' dato che, ormai, si trattava del Regnum Dei in terra, come aveva detto Gregorio VII 9 sforzandosi di tradurre nel diritto (canonico) la tradizione dei Padri (della Chiesa). Mettendo da parte ogni considerazione po· litica, lo sforzo di Gregorio, come quello dei suoi prede­ cessori (dai più alti funzionari della curia romana ai chie­ rici minori) non è forse la proiezione del desiderio del- 1'« uomo di determinare lui stesso "l'origine", d'essere lui stesso quello che si riproduce, sempre come lui stesso (...)» 10 ? E non diventa evidente che si tratta di 135 I

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=