Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981
Tanto grande che non lo si può decifrare, tanto prezioso, troppo amabile e desiderabile ". E lo spirito gli disse: "Allora, fratello, rallegrati e giu bila fin che puoi delle tue pene e tribolazioni perché d'ora in poi puoi esser certo di averlo (questo tesoro) come se già fossi nel mio regno ". Così Francesco alzandosi al mattino disse ai suoi com pagni: "Se l'imperatore desse ad uno dei suoi schiavi tutto il suo regno, non se ne dovrebbe rallegrare molto? Ma se gli desse tutto l'impero, non dovrebbe rallegrar sene ancora di più? " Poi disse loro: "Conviene dunque che io mi rallegri al massimo delle mie pene (...). Voglio dunque fare una nuova lode alla sua lode, per la mia consolazione e per l'edificazione del prossimo (...) ". E, sedendosi, cominciò a riflettere e disse: "Altissimo, Omnipotente et Bon signore... "» 6 • Da ogni punto di vista ci troviamo di fronte ad una messa in scena magistrale. Il « linguaggio referenziale» si trasforma in « funzione espressiva». Gli oggetti, le situa zioni evocate, assumono una potente carica emotiva che tuttavia non diventa mai poetica. Il linguaggio poetico smirniirebbe la forza deittica del testo. D'altra parte il rapporto fra esterno-interno, anteriore-posteriore si dis solve continuamente per tessersi in modo diverso. Imper cettibilmente, all'interno del racconto, si stabilisce un'al tra temporalità: la fedeltà alla voce di Dio porta Fran cesco a facere novam laudem. Si tratta d'un'allusione · alle lodi del « nuovo mondo», -di . cui parla l'Apocalisse? « Colui che siede isul trono » disse: « A oolui che ha sete, io g,li offrirò la fonte della vita gratuitamente... Questa sarà la parte del vincitore e io sarò il suo Dio e lui sarà mio figlio » (Apocalisse, XXI, 6-7). Ma questo « nuovo mondo» rappresenta anche '1'uto pia di Gioacchino da Fiore e delle correnti eretiche, che solcarono l'Italia centrale dopo la morte di Francesco 7 • 133
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