Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

del ca,ffè. E tu m'infondi, bella bella, adesso una voglia di fiori? Comunque dissi: raccoglierò almeno venti fiori l'uno diverso dall'altro ed elencherò, sopra un quaderno, quali. sono in ordine e i colori che in questi ho trovato più comuni. Preso dalla foga, mossi un altro passo. Ma prima all'erta m'ero detto: d'accordò, nonno: bene, allora quanto dici che il passo è lungo? Ma qui _era sorta in me una contesa a proposito di piedi e di pollici. Mi ero spaccato la zucca con i metri, il crariio s'era riempito di echi e io, l'ho detto, mossi un altro passo. Subito alla voglia dei fiori successe la voglia degli uccelli. Mi dissi: mi sforzerò di trovare una piuma di quattro diversi uccelli e le incollerò sul quaderno. Guar­ dai su in alto nel cielo.. Buio come la pece e il tremulo brilliò delle stelle. Nel gran giorno, mi dissi con forza, quando verrà, allorché la primavera sarà primavera in ogni suo ramo, il mio cammino sarà con il pretesto di una battuta . alla farfalla o al cervo volante. E mossi il mio terzo passo. Subito udii, distinta _ puntuale e gelida, la· voce del nonno: « Il sangue di una balena polare è più caldo del sangue di un negro del Borneo in estate». Mi guardai all'intorno, volli ancora, fanciullino, soffiargli sopra il capo argentato. Inutile aggiungere che non potevo. Potei invece, e fu facilissimo muovere un altro passo. Per caso. Così. La primavera era freddissima. La notte nera. Ed ecco invadermi adesso una voglia di ruscelli, di rane, girini, lombrichi, scarabei, lumache. Di lontano, puntualissima e gelata, giunge la voce del nonno: « Ad­ dio, ragazzo». Nonno non andare, avrei voluto gridargli. Fermati e resta accanto a me. Troppo tardi? Gli gridai comun­ que. Certo, non mi possedeva l'ansia: « Dopo cinque iarde, me ne andrò! » aveva sentenziato il nonno. E giu­ sto ancora una iarda mi mancava. 129

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