Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

capelli, tirati · su e arrotolati sul cranio. Volli soffiare io pure sopra i suoi capelli. Mi levai in punta di piedi. Ma il nonno come m'era apparso scomparve, e io fui solo di nuovo. Mi guardai intorno. Era una fredda notte di prima­ vera, c'era un silenzio d'argento. In giro, non un'anima. Ognuno evitava quel posto dov'ero io allora, saltandolo come le pecore sciocche saltano sul niente perché la prima volta, alzando qualcuno una bacchetta, la pecora di testa ha saltato. _ O forse ero io a pensarla così. Sta di fatto che nell'orecchio anche le altre parole del nonno: « Dopo tre iarde te lo ripeterò, perché temo che tu lo scordi. Dopo quattro, ti saluterò. Dopo cinque, me ne andrò!» Nonno mio, pensai, se già sei sparito alla mia · vista! Ma per prudenza, non mossi un passo. Inchiodato sul posto, mi guardai di nuovo all'intorno. Mi venne su­ bito da pisciare. In un letto, mi dissi, in un cestino, in un cassetto, dentro una marmitta, un setaccio, un por­ taombrelli, un berretto, . un bicchiere, un mestolo, uno zaino, un fischietto, un tamburello, un paralµmi, una . zuccheriera, un bricco del caffè avrei voluto pisciare. Scrutai in giro. Nessun letto, nessun cestino, tantomeno un bricco del caffè per pisciare. E io cominciavo · a mor­ dere il freno. Non tanto, in verità. Era una voglia di pisciare così, c'era e non c'era. Anche se c'era, in definitiva. D'istinto pensai alla iarda. Tre piedi, poco meno d'un metro. E a quanto il nonno aveva detto: « Dopo tre iarde, ecce­ tera». Feci un passo, a occhio giusto quasf un metro. Ed ecco che la voglia di pisciare come d'incanto sparisce e subentra una voglia di fiori. Nonno; mi chiedo, cos'è questo? Attento a non ferirti, non ho percorso neppure una iarda. Come dire? preso dalla voglia di pisciare ho mosso, così, un passo. Per vedere poi come si sta. Per cercare meglio, semmai, un letto o un cestino o il bricco 128.

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