Il piccolo Hans - anno VIII - n. 30 - aprile-giugno 1981

a tutte le guerre nel ve_cchio cimitero maledetto qui, pro­ prio a due passi da casa mia. Vincendole tutte, si ca­ pisce... Del resto le micie del rione, anche le più smor­ fiose e reazionarie, conoscevano bene il mio vecchio Méde (come ormai lo chiamavo) per un loro assiduo corteggiatore... Le numerose cicatrici che ostentava: con fierezza sulla zucca glabra e i terribili mozzichi alle orecchie, l'occhio sinistro chiuso da una · zampata tradi­ trice, e la zampa posteriore mezza storta, erano tutte queste cose delle ampie testimonianze dei suoi trascorsi bellici. Un povero diavolo, se volete. - Umiliato dai pro­ pri errori, ridotto alla carità terrena, prossimo alla fi­ ne... Ma di lui ho già parlato troppo. Mi fa pena pove­ raccio e ho voluto consacrargli un posticino. Dicevo che la rana un giorno si trovò sul suo cammino, a meno di un metro dal suo tinello. Trovò Medea che schiacciava _ un ' pisolino, con l'occhio invalido «aperto» per così di­ re - infatti era sempre «chiuso >; ma mai completa­ mente, un pochino era obbligato a tenerlo sempre, sem­ pre aperto, a metà: ecco la crudeltà d'una condanna! La sua zampa, che di felinò aveva il ricordo, discese dal cielo schiacciando un po' la piccina. Fortunatamente lo vidi: stavo lavando il motorino. - Medeooo!, gli intimai urlando. Lascia andare que­ sta meschina dove vuole! A - malincuore alzò la zampa, e l'incidente fu chiuso. Presto ebbi il desiderio d'uscire di casa. Balzare pei campi, di notte, fra le fresche erbe dei prati, respirando forte, più forte quella vita che mi era indispensabile o . quell'ente che dava forza e coraggio e ch'io lodai, lodai come mio vero Dio. Nudo sotto gli astri percorrevo ormai distanze consi­ derevoli che richiedevano talvolta ore ed ore di ritorno. Raramente incontrai gente. Qualche volta una coppia, 111

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