Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

Il terrorismo. Non si può fare, lo sappiamo bene. Ma sappiamo altrettanto bene che se si potesse fare, se si potesse organizzare un silenzio stampa intorno ai fatti del terrorismo, quest'ultimo perderebbe ogni ragione di esistere. Non solo perché mutilato dell'effetto pubbli­ citario. Anche (soprattutto) perché deprivato dall'effet­ to esaltante che opera su chi lo pratica. Quali cose ecce­ zionali vado facendo, guarda il giornale di oggi. Se ecce­ zionali sono le cose che faccio, sono eccezionale anch'io. La poesia. L'ho già detto. E' un uso eccezionale del linguaggio, che conferma la eccezionalità ' di chi la scrive. Che c'è di male? Oh, niente naturalmente. Ho già con­ fessato di apprezzare la poesia (forse anche troppo). Lo diamo allora questo sussidio sociale ai poeti? Per­ ché? No, mai. Per una questione di misura, di momento, di circo­ stanze storiche. Nei paesi empirici, sostanzialmente de­ politicizzati, un po' di poesia, di. coscienza eccedente fa bene. Ma in Italia? Il nostro è sempre stato un paese di poeti, di santi, di navigatori (di parenti ·di cognati e di nipoti, aggiuTJ.­ gevà. Ennio Flaiano). Nonché di innamorati e di terroristi. Stimoliamo come possiamo, invece, la produzione di ragionieri, ·di ingegneri, di burocrati efficienti. Ce ne sono, ma pochi. E quei pochi sono splendidi. Quando vado a tr,ovare i vecchi amici, che stanno negli stessi uffici o si sono spostati ad organizzare altri uffici, e lo sanno fare con probità, efficienza, con iro�ia e la sera magari vanno al concerto, o leggono dieci pagine di Proust, o giocano a scacchi con i figli, allora sento, allora so che lì è la civiltà, lì è lo stile, lì lo snobismo perfino, .se s.i vuole. Non nelle cose che faccio io. Sono un transfuga. Ho abbandonato la categoria. Ma ne sento ogni giorno di più una pungente profonda nostalgia. Beniamino Placido 205

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