Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981
appunto di ufficio, quando sgrovigliavo con quotidiana pazienza matasse burocratiche, chi mi conosceva? Perché questo è il punto. Sarà vero che i poeti sono lì a sacrificarsi per noi, a insegnarci a vedere al di là del nostro naso, a rappresentare la « coscienza ecceden te», che trascende l'esistente. Sarà vero. Ma stanno lì a scrivere, a inseguire la pubblicazione, la notorietà la gloria, soprattutto per se stessi. Per guadagnarsi un ri lievo, un destino eccezionale (come eccezionale è l'uso poetico rispetto all'uso prosaico, burocratico della pa rola). La pratica della poesia - ,guarda proprio il caso di Martin Eden - è una formidabile scorciatoia nell'asce sa per la conquista dell'identità. 1Si noti come sono nate insieme tre cose negli ultimi anni. Sono nate insieme dalla stessa area socio-cultu rale, dalla stessa esperienza storica. Queste tre cose so no l'innamoramento, la poesia; il terrorismo. Sono nate dal disfacimento del '68 che fu a sua volta una prima inconscia reazione al terrore dei terrori, al terrore della massificazione, della perdita di identità (notate bene, non c'è nessuno che riconosca 1 di essere un reduce del '69: . tu_tti si rammentano come « leaiders» del '68. Il quale non era un movimento egualitario, era un movimento contro l'angoscia dell'insignificanza da egualitarismo). L'innamoramento: suvvia, Alberoni, non farla tanto lunga, non fare il finto tonto. Anche tu hai letto Victor Hugo. E sai che l'amore è « concentrare tutto l'universo in un essere, elevare questo essere fino a Dio». L'amore è un processo di valorizzazione - rapido brutale imme diato, di sé attraverso l'altro. E reciprocamente. Tu non sei nessuno, ma se io ti amo, diventi agli occhi mie1 il centro del mondo. Ecco la tua nuova esaltante identità. Io non sono nessuno, ma negli occhi dell'innamora to, dell'innamorata divento il fulcro dell'universo. Ecco la mia nuova esaltante identità. 204
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