Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

racconto un ro1nanzo un romanzo breve, un poemetto. A questo personaggio a questi personaggi va la mia schietta, profonda avversione. Perché? - Dei Poeti non sopporto la stupidità. Ogni volta che salgo in treno, entro nello scompartimento, indivi­ duo i compagni di viaggio: un viaggiatore di commer­ cio, un ispettore delle dogane, un farmacista, una mo­ naca, e un poeta-letterato, li sento parlare un po', l'im­ pressione è irresistibile: il più stupido è sempre il let­ terato poeta. - Dei Poeti non sopporto l'ignoranza. Il poeta è stupido perché è ignorante (e/o reciprocamente). Ha letto tutti i libri. meno quelli giusti. Non conosce Ma­ chiavelli, non ha letto La favola delle api di Mande­ ville», non ha idea déi teorici che · hanno spiegato come il mondo moderno sia discontinuo (fa ancora a tempo a farsi una ripassatina scorrendo Le passioni e gli in­ teressi di Hirshman, che Feltrinelli ha .pubblicato e mes­ so in vendita a 4000 lire. Si ritiene superiore ai suoi compagni di viaggio. Li trova piatti interessati banali pieni di « vizi». Se non fosse così radicalmente ignorante; se avesse fatto qual­ che lettura giusta, qualche riflessione azzeccata, sapreb­ be, capirebbe che il mondo moderno non è organizzato secondo una stoica plutarchiana coerenza (mai esistita del resto) fra virtù pubbliche e private ma dalla utiliz­ zazione dei « vizi privati» per la costruzione delle pub­ bliche virtù. Ci vuole del conformismo per fare un buon burocrate, del sadismo per fare un buon chirurgo (vuoi vedere che il Poeta non ha mai veramente letto Freud) del gusto del profitto per assicurare il pane in città ogni mattina (altrimenti, chi aprirebbe un vapoforno?). Tutte queste cose il Poeta le vuole. Pretende che il mondo moderno (possente macchina fatta per . rendere 200

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