Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

Così «Sotto l'alta guida>;, sembra ricondurre il «tu» al codjce amoroso cortese, e l'�< io» alfa voce del poeta, e perché no? Se il tu ha perso l'ansia trasferenziale inter­ rogativa che lo map.t e neva al centro dell'incrocio pro­ nominale della Beltà: · «E come oso rivolger(mi) a (te), metter(ti) in rapporto con (me)». E se l'«io» è una porta aperta sul ,ie macerie della guerra, sull'inverno in bosco­ osterie ecc. se è una bocca aperta sul «Bollettino deLla vittoria» che ci disinganna ulteriormente rispetto aUa natura di «quell'alta , guida». Ma l'inganno ulteriore sta nell'ambiguità con cui il linguaggio si dispo1!-e a mantener,e il proprio movimento - che è poi la ragione ultima - in questi pretesi spo­ stamenti delle forme deil'enunciazione, e così facendo ri­ confonde le soglie spostando solo più in là i 1imiti del­ l'operazione. Se si potesse dire, dovremmo parlare per Zanzotto di regressione in avanti. Se è vero che indietro la strada è chiusa, tranne che nel sogno, come mostra Freud. Ed è certo run ulteriore inganno pensare definiti­ vamente contornate le forme d'enunciazione, se poi «Sono gli stessi» - così s'intitola il componimento - «Sono gli stessi che vengono/ anno su anno a rintrac­ ciarmi, a stanarmi, a sterrarmi», «eppure sono essi gre­ vezza, dimenticata carogna». NeLle inte11mittenze del nastro endoscopico, la sensa­ zione esterna e interna è tagliata, impossibile restituire unità all'io che la reclama: effettiva non memoria, dun­ que, quella storica e geografica, quella letteraria «del maturo e quasi disfatto petrarchismo dellacasiano», o del celebratore di Montello tardo secentista Zotti. Nella estraneità radicale della memoria, in questo taglio non cessa pure di profilarsi l'antica disgiunzione fra i due poli: della parola-cosa - ding, ,din.g - che si dà, . che parla, e del tu che segue le trasformazioni del transfert. Ma la disgiunzione si è fatta esile: «Esile è tutto questo movimento/ ma chissà a quale perdita acconsente». E 189

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