Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

e le siepi». Al «Colloquio» di quest'io risponde una se­ conda persona - già presa nel vortice: «Sei me, sei que­ sta ebete lena/ di muco e d'astenie». «E tu nel vuoto nel vortice del ponte». Fin dall'inizio sarebbe necessario vedere come a que­ sta confusione si àccompagni subito l'opacizzarsi del re­ gistro del pe;cepire. Come si allineino ai , sostituti del ,lo­ cutore siepi, branèlelli di reale chiamati a rappresentare · il locutore e i suoi sostituti, così come il termine del vocativo si disciolga in neve e poi in silenzio. Il movi­ mento dell'apparato formale deH'enunciazione mostra subito il términe verso cui si muove, il disvelamento tau­ tologico che si nasconde dietro ,il vortice: il linguaggio stesso del poeta sorge come destinatario ultimo del col­ loquio: «Anche per te, mio linguaggio, favilla/ e tra· ver.sia, per sconsolato sonno». Verso questo medesimo fuoco converge - ma non si tratta di movimento univoco se il «centro» è qualcosa di infinito come il linguaggio - egualmente il progres­ sivo consumarsi della rottura fra percezione e significa­ to, 1a sospensione della memoria nella impossibile re­ gressione · alla sensazione. Anche questo presentito da Zanzotto in Montale quando sottolinea una doppia im­ prendibilità: l'imprendibilità fondamentale del referen­ te, moltiplicata nell'imprendibilità stessa del linguaggio. La messa in pariallelo del movimento circolare impresso · all'apparente staticità dell'apparato formale d'enunciazio­ ne con la rottura e l'abbandono di ogni presupposto na­ turalistico della nominazione, e quindi di ogni fonda­ mento percettivo, costituirebbe un'analisi convergente di due forme di destrutturazione dalla parte del soggetto e da quella dell'oggetto. Basta aprire La Bel , tà perché la mutazione subisca una , immediata accelerazione, una dichiarata torsione della relazione d'enunciazione: i suoi commutatori nell'enun- 181

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