Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

cle, che la sottrae alla tomba e la riconduce alla reggia e allo sposo. Una tragedia a lieto fine, domestica e regalè allo stesso tempo, cui le modalità d'attenzione che siamo soliti dedicare a un testo letterario sembrano così poco adeguate, da far apparire più fruttuosa una lettura di tipo antropologico. Una battuta come questa dell'An­ cella: « E quale prova / più grande una può dare del- 1'onore / in'. cui tiene lo sposo, che accettando / di mo­ rire per lui?» (p. 397), conserva forse le tracce di anti­ chissimi riti sacrificali, all'epoca di Euripide ormai com­ pletamente esorcizzati dalla funzione spettacolare. Molto semplicemente, voglio dire che è più facile alla sensibilità moderna identificarsi con Medea o con Fedra, che con _ Alcesti. Di quest'ultima non conosciamo la passione, ma, a seconda di come la guardiamo, o uno spirito di sacri­ ficio così esaltato da incoraggiare la lettura allegorica (e ce ne sono state); oppure, tratto distintivo specifico che di lei la tradizione ci ha consegnato, il silenzio, l'as­ senza. Dovremo passarlo sotto silenzio anche _ noi, questo personaggio col quale abbiamo così poco in comune? Di­ menticarlo, come un capitolo di una storia che non ri­ guarda più nessuno? Nulla ci impedisce di farlo. Una catena differente di pensieri si può tuttavia mettere in moto alla lettura della tragedia: il rapporto d'amore tra un uomo e una donna vi appare in una for­ malizzazione molto precisa, evidentemente già acquisita e assimilata dalla convenzione spettacolare, che lo tra­ duce in una scenografia perfettamente equilibrata. Da questo punto di vista, l'interesse specifico dell'Alcesti è nel fatto che l'amore non è elemento conflittuale che dà l'avvio all'azione drammatica, come accade in altre tra­ gedie; al contrario, è il tratto conciliatore, che permette la soluzione del conflitto. La r;;tppresentazione poteva quindi tranquillamente porlo al centro della scena; illu­ minarlo di luce piena, solare; è dunque strano che è pro­ prio questo che non avvenga: né all'inizio, quando 134

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=