Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981
di un giorno e di una notte per produrre i suoi risu1tati. Se cade così il termine .naturalistico a quo {il sogno comincia quando, addormentandoci, cominciamo a sognare ossia a percepirne le rappresentazioni...), anche il termine ad quem diventa insicuro. . Forse i sogni, i singoli sogni, non hanno un termine ma continuano a spiegarsi come un ventaglio, una stecca dopo l'altra. Si può - e cosa si gn ifica - parlare di un Macrosogno che strutturi i vari eventi onirici della sto ria di un soggetto, determinandone una intersi gn ific:azrione? Biso gn erebbe intanto capire che valore abbia la non-termi nabilità in psicoanalisi. Magari è solo un divertimento del l'immagirnario, stimoJato da Bécq,uer. (g. g.). Tempo da fare. E' come dire: produrre un testo. In questo caso c'è sempre - con altre cose - il tempo da fare, ed è un tempo doppio. Per la particolarità lungamente studiata, delle narrazioni, prendo questa misura prel ,iminare da Wein rich: «da un -lato il tempo proprio della narrazione in se stessa, che Thomas Mann chiama tempo musicale., e dal l'altro il ,tempo immaginario e prospettico del fatto nar rato». Da questo lato la narrazione adibisce i tempi verbali, i quali tutti, secondo Weinrich, «hanno una funzione se gn a letica, che è impos i sibile descrivere adeguatamente ,se l'in tendiamo come informamooe sul tempo» (H. Weinrich, Tem pus. Le funzioni dei tempi nel testo, Bologna 1978, pp. 31-36). Ciò significa che i tempi verbali . non sono «forme tempo rali», ma se gn ali e istruzioni perché si produca tra Jocutore e as,coltatore un atteggiamento linguistico «congruente». Tempi del mondo commentato e tempi del mondo narrato: sono, - com'è noto, i due gruppi in cui Weinrich divide i tempi verbali, sulla base del loro valore segnaletico, del tipo di situazioni comunicative che sono destinati a formare. Il ragionamento traduce i tempi verbali in valori indicativi di una pragmatica, in «-regnali-del commentare e del narrare», e si allontana dalla «teoria tradizionale», secondo la quale i tempi delle lingue vanno interpretati «semplicemente come informazioni sugli stadi temporali o qualcosa di simile» (Ibid., pp. 35-44). Ma questa tesi liinguistica, ,che si svolge negli elementi di una grammatica testuale, ha tratto ragioni e incentivi da molta scienza della letteratura: della quale Weinrich compendia pochi spunti, quelli che «toccano più 124
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