Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981
. notes magico Dove termina il sogno. Freud parla dei poeti come di « al leati preziosi» e conferisce al loro particolare sapere un cre dito ,che denega a quello accademico. Val la pena di appro fittare,, sebbene con discrezione, di tanta generosità. In una delle Rimas di Gustavo Adolfo Bécquer {«Como se arranca un hierro d'una herida...») l'ultima quartina confi gur a addi rittura un «ritorno del -rimosso» o almeno una «fantasia» di ritorno del rimosso, e i due versi finali vi contrappongono una invocazione o una speranza: - «i Quando podré dormir con ese sueiio / en que acaba el sonar!», quando potrò dormire con quel sonno in cui ha fine il sognare... Su quesito margine minimo, spunta qualche speculazione per il lettore non contento di una lettura primaria. E' chiaro che secondo il modello non solo della poesia bécqueriana ma di tutta una mitologia romantica, il «sonno in cui ha fine il sognare» è la morte, es,tinzione supposta di ogni Vorstellung. Tuttavia un passo (falso?) più in ,là ci porta a inciampare in modo specifico 'SU quell'«acaba» del sognare: dove finisce il so gno? E: il ·sogno ha un termine? Arrivano echi: il ,sogno, come l'analisi, sarà «termina bile» o «interminabile»? Limitarsi a osservare che finis,ce con il risveglio o . al massimo con il racconto orale o scritto che se ne fa, dentro o fuori l'a,nal-isi, significa pressapoco accettare che sia una «faccenda che riguarda la prassi». Mi pare che Freud dica che le parole con cui si racconta un sogno fanno esse stesse parte di quel sogno. L'esistenza di sogni ricorrenti o a catena o seriali, debitamente catalogati, rende meno fatuo ,l'interrogativo. Verso la fine della Traum deutung si precisa ,che il Javoro onirico richiede spesso più 123
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