Il piccolo Hans - anno VIII - n. 29 - gennaio-marzo 1981

dicevamo, che se dell'opera si ritiene la parte «finita», il compimento si annulla. Il paesaggio ci riconduce all'interpretazione, alfa di­ mensione del sintomo. La gelosia, l'invidia, la concor­ renza che il sogno della monografia accettava di rico­ noscere, sono qui di nuovo nascoste, nella strada spianata al lettore evocato all'inizio della lettera, per il quale ci si trattiene çlallo scrivere troppo difficile. Eoco un chiasmo: il paesaggio, con tutti i suoi mean­ dri e i , suoi rilievi coincide con una strada spianata, di­ versamente dalla mappa nella cui piega si stampa nd sogno il « piano» di una _ vita. Il paesaggio appartiene all'ordine dell'immagine che · ritorna, della fotografia, dello specchio, ,del narcisismo; la nostra insalata belga ci propone invece una lingua, una lingua straniera appunto, senza regole di traduzione, un reticolo di linee, un disegno. Su questi du� punti, del sogno e della lettera, della botanica e del paesaggio, si articolano due questioni in­ torno alle quali l'analisi, e l'intera vita di un uomo, si strutturano: il disegno e il destino. Vedremo la prossima volta come esse coinvolgano contemporaneamente un'ana­ lisi e la psicoanalisi. Poiché abbiamo ancora un po' di tempo, voglio rac­ contarvi una storia. Un uomo morendo lasciò un'eredità senza che un erede vi fosse destinato a riceverla. Volle cioè che la somma, il patrimonio che lasciava, restasse a lungo vincolata negli anni a venire, finché trasforma­ tasi ormai in una immensa fortuna questa eredità toccò a un . erede nato parecchie generaz'ioni più tardi. Questo erede, un erede tra l'altro senza eredità, giacché la . con­ tinuità che lega il morto all'erede si era ormai' spezzata e l'eredità trasformata in ingente e insperata fortuna, questo erede pensò di · impiegare questa fortuna nella realizzazione di ciò che in natura mancava: un paesag­ gio perfetto, non intaccato da nessun neo, da nessuna 121 --.

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