Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980
un oggetto non è semplicemente conseguenza della sen sazione del distacco, ma trae presumibilmente le sue ra dici da una sorta di autodifesa. Perfino quando la rela zi.one col medico o con il genitore è buona il bambino è apparentemente indifferente alla malattia. Gli sgradevoli sintomi che l'accompagnano - ingrassamento, caduta dei capelli, forti dolori - passano apparentemente inav vertiti. All'interno dei nostri gruppi non si pose mai la domanda circa un compagno di giochi che era morto, come se la sua scomparsa fosse stata del tutto naturale. Si può pensare che i meccanismi difensivi dell'io abbiano inibito domande dirette. Se ciò è vero, sembra corretto il metodo di Susan R. Bach (1975) di ricercare espressioni trasformazionali per gettare un popte alla solitudine. Susan R. Bach trova che il disegno spontaneo sia il modo e spressivo più appropriato con cui esprimere tutto ciò che non può essere espresso con parole. Le nostre stesse e sperienze confermano tale ipotesi. Peter (cinque amìi) al cui letto i bambini avevano recitato con i burattini per settimane, non fu affatto menzionato nel gruppo, dopo la sua morte. Tuttavia, quando una volta disegnarono dei pupazzi, Joe tracciò un palcoscenico piccolo davanti a quello grande : « questo è il piccolo palco di quando re dtiamo con Peter ». (Figura 1) Il disegnare, comunque, non aiuta a discutere il problema - come nelle analisi della Bach, dove si sottolinea l'importanza della · discus sione senza esempi. Nello sviluppo di gruppo della rappresentazione di burattini abbiamo visto la possibilità di un'elaborazione trasformata ma non una discussione diretta. Nell'attivi tà di recitazione comune, che richiama l'aspetto di festa del loro gioco, vi sono opportunità per manifestazioni e attività che determinano l'espressione in immagini del l'informe paura. E la psicoterapista, che predispone i bambini alla rappresentazione con la sua calma atten zione e qualche commento per orientare il tema, diviene · 99 ,'
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