Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

masturbazione; la praticava da sola, o più esattamente non sola, ma con una figura della sua immaginazione: una voce di donna che cantava alla radio. Immaginava che la donna stessa si trovasse all'interno della cassetta delle lettere delle Poste e Telegrafi, che fosse delle di­ mensioni della cassetta. La bambina la fece uscire per giocarvi insieme ; questa le fece tutto ciò che lei non osa­ va fare da sola. Le voleva mostrare di essere lei stessa un ragazzo e che sapeva fare ciò che gli uomini fanno alle donne. Adducendo a pretesto d'essere malata rimase un giorno sola colla « donna». Prese un attrezzo apparte­ nente a suo padre, lo ' involse in un capo di biancheria, lo adattò, ed essendo sempre lei la« donna», fece il« coito» con se stessa. Il senso di colpa che questa attività causò alla bambina era così forte che le fece concludere d'aver rovinato la sua natura di donna e d'essersi resa inabile a mettere al mondo dei bambini normali. Il suo sentimento di colpa trovò in seguito una conferma, perché mise a� mondo dei gemelli effettivamente non vitali. Quanto a sua figlia, neppure lei è« normale», essendo una ragazza e non un ragazzo, ciò che - come sappiamo già - è un gran disonore. E' perciò che ha dei sentimenti ambivalen­ ti nei suoi �onfronti e di quando in quando immagina che muoia. Mentre è alle prese col racconto della fantasia onani­ sta della sua infanzia si lascia sfuggire queste parole: « E' questo che facevi da sempre... la strada è sempre ' sban:ata davanti alle parole, poi ti risenti per qualcosa e allora pensi che avevi dimenticato tutto... ma- c'ero io, ho visto, e, se tu l'hai fatto, questo è il momento in cui lo devi dire». Il vestito le è salito fin quasi alla vita, fatto che commenta per la prima volta: « Fai come se la gonna fosse scivolata per caso e la riabbassi, eppure vorresti tirarla ancora più su, per mostrarlo». Finito il racconto tira fuori il contenuto della borset­ ta: una pistola giocattolo e una penna a sfera ; è com:e 91

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