Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

gine (Abstammung); la ripresa della scena della puber­ tà, quando gridò per chiamar la polizia. Non appena l'interpretazione rende cosciente questo contesto, il malato risponde con questa osservazione: «Giusto, infatti non ho mai _ gridato colla mamma, ma ho sempre gridato con Mariska; abbiamo sempre litigato durante la mia infanzia, non ho mai voluto riconoscere quando aveva ragione». Ora, come ho appreso nel corso dell'analisi, Mariska era entrata al servizio della famiglia prima ancora della nascita del mio malato e i genitori la consideravano un po' come figlia propria; in seguito, dopo la morte della prima sposa, divenne la seconda mo­ glie del padre. Gridare, alzare il tono della voce, costituiva dunque fin dall'infanzia per il mio malato un mezzo abituale di difesa, in · una situazione sociale e familiare incerte, con­ tro altri che conoscesse senza dubbio il segreto della sua origine e col quale le gelosie reciproche sfociavano sem­ pre in liti. In età infantile le grida del malato parevano si­ gnificare: «Tu rion .sei figlia dei miei genitori, tu non sei che una serva». L'alzare il tono della voce era desti­ nato a coprire i suoi dubbi: «E io? sono veramente fi­ glio loro? non sono io stesso figìio d'una serva?». Dopo diversi mesi il malato mi fornì ancora nuovi e­ lementi, confermando la connessione fra il segreto della sua nascita e il gridare. Vengo a sapere inoltre che all'età di sei anni era taciturno e per niente chiacchierone: a scuola parlava così piano che l'istitutrice pensava che non avesse addirittura detto niente. Solo con Mariska aveva l'abitudine di gridare; tuttavia le liti veramente violente ebbero luogo dopo la morte della «mamma». Mariska, fino a quel tempo relegata in cucina, divenne improvvi­ samente la padrona della casa, quella che dava gli ordi­ ni. Della «mamma» ne parlava come della «prima mo­ glie», ciò che rendeva furioso il nostro malato: equivale­ va a un'allusione - come a dire «non tua madre». Il 74

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