Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

Pur · accogliendo favorevolmente questi fatti, la psi­ coanalisi ha altre preoccupazioni. L'approccio psicoanali­ tico ai fenomeni psichici significa tentare la sistemazio­ ne logica delle nostre gioie e pene, aei nostri fallimenti e successi, delle nostre lotte e tormenti nella continuità dello psichismo. Ciò che dobbiamo a Freud è soprattut­ to l'aver svelato « l'ordito di numerosi intrecci e ramifi­ cazioni » dell'animo umano (Hermann, 1933), l'aver sa­ puto svelare un determinismo laddove, prima di lui, sol­ tanto i capolavori della letteratura permettevano di pre­ sumere che non è affatto il destino cieco a comandare. Questa concezione porta più lontano la teoria di Her­ mann. Egli apre i nostri occhi sulla nostra parentela coi Primati, ispirando così il sentimento di continuità della nostra esistenza. Così l'istinto si rivela come soggetto proprio delle sue indagini. L'istinto, che bisogna conside­ rare come il motore universale dei fatti e degli atti uma­ ni, anche se il contenuto e la definizione di questa nozio­ ne sono suscettibili di arricchirsi con fatti e aspetti nuo­ vi, eventualmente grazie a ricerche come quelle di Bowlby. Agnes Binét (Tradotto dal francese da Vittorio De Matteis) NOTE 1 « Tutto ciò che proveniva dalla sfera della prima relazione con la madre mi è parso così difficile da cogliere in analisi, così nebuloso, perduto nelle tenebre del tempo trascorso, e quasi im­ possibile da rivivere, come se questa prima relazione fosse votata a un riflusso particolarmente inesorabile» (Sulla sessualità fem­ minile, 1931). 2 Apparsa in francese, in edizione un po' accresciuta, nel 1972, sotto il titolo L'instinct filial (trad. Georges Kassai). Nel corso del nostro lavoro, ci riferiremo a quest'opera quale è apparsa in ungherese · nel 1943. I , passi citati sono estratti dalla trad. di G. Kassai. [Ed. it. LH., L'istinto filiale, Milano, Feltrinelli, 1974]. 3 Il presente scritto analizza la teoria di Bowlby un _ icamente 63

RkJQdWJsaXNoZXIy