Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

che egli era al corrente anche dell'attività dei Balint. E' difficile spiegarsi come mai non si rendeva conto che si trattava solo . di una differenza terminologica. Nel 1963, a Monaco, Stefan Geroly, come argomento della propria tesi, scelse la teoria dell'aggrappamento di Hermann, col titolo La teoria dell'istinto d'aggrappamen­ to primario secondo Imre Hermann. II sottotitolo, come rileva lo stesso Hermann nell'appendice alla traduzione francese de L'istinto filiale, indica precisamente la via che lo sviluppo della teoria deve seguire (p. 395): Contri­ buti alla teoria psicoanalitica della relazione oggettuale e del comportamento di contatto. Nel 1969 Bowlby non cita dunque Hermann; e l'occa­ sione non gli manca, e in molti punti; anche, fra l'altro, quando parla delle reazioni di aggrappamento del lat­ tante e della scimmia a proposito del riflesso . di Moro. Questa omissione ci sembra davvero sorprendente; quan­ do, per esempio, egli entra in discussione con la teoria della pusione secondaria e spiega la sua diffusione co­ me segue: « Siccome non esisteva in questo ambito nes­ sun'altra teoria, quella della pulsione secondaria è stata considerata quasi come una verità che si spiega da sé». Ciò ci meraviglia tanto più in quanto egli stesso scrive nel 1958: « purtroppo le pubblicazioni di analisti ingle­ si e americani degli ultimi decenni mostrano poco inte­ resse per le idee avanz _ ate a Budapest» (p. 443). Tutto ciò rincresce, ma non è incomprensibile. Le due concezioni in effetti sono assai diverse l'una dall'altra. Ciò che interessa Bowlby in primo luogo sono i mo­ delli ereditati nel comportamento del bambino e nell'in­ terazione tra il bambino e la madre. Ciò che lo preoccupa sono i caratteri di questo comportaµiento e delle sue in­ terazioni, comuni all'uomo e agli altri membri del regno animale, sia sul piano del contenuto che su quello della forma. Ecco che cosa significa il punto di vista biologi­ co in Bowlby. 62

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