Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

nella tazza del w.c. le figure in plastilina che abbiamo fabbricato insieme e abbandona per la casa le feci e l'uri­ na, trattenute per qualche giorno, nelle mutandine. In questa fase dell'analisi �- giocava spesso alla na­ scita e anche al parto; questi giochi erano combinati con intensi fantasmi anali, nel corso dei quali il dottore lascia cadere il bambino. Nei giochi ora dominava l'elemento di angoscia, ora l'elemento aggressivo. La prima frase che la madre ha pronunziato al mo­ mento dell'eteroanamnesi è stata: « tutto il male viene dal fatto che io non ero capace di spingere durante il par­ to » (Il bambino è nato all'estero; la madre, a questo proposito, mi offre una razionalizzazione della sua ambi­ valenza nei confronti del bambino. Mi racconta che non aveva capito le raccomandazioni dell'ostetrico, dimodo­ ché è dovuto a un suo errore se il cordone ombelicale, si è arrotolato attorno al collo del bambino e ha prolungato lo stato di asfissia. Anche una lesione prenatale o perina­ tale non può essere esclusa). B. sapeva appena parlare quando la madre gli chiarì i fatti della vita sessuaie. Gli · descrisse nei dettagli e sen­ za reticenze non solo la gravidanza e lo sviluppo dell'em­ brione, ma anche il coito, mostrandogli alcune tavole ana­ tomiche. Incapace di assimilare tutto questo il bambino fu preda di angoscia e di insicurezza. Secondo Hermann, il modello dell'abbandono e della ritenzione delle feci è l'aggrappamento o il distacco sul piano dell'Io corporale. Il fratellino di B. cominciò a balbettare all'età di tre anni e tre mesi; ciò fa supporre che i conflitti di aggràppamento fossero caratteristici, in famiglia. La paura che B. ha di cadere, come il gioco di lasciar cadere gli oggetti, sembrano giustificare la tesi di Alice Balint (1933), la quale sostiene che la paura di cadere è una forma di paura arcaica, strettamente legata all'ango­ scia della nascita trattata da Freud. Sviluppando le con- 58

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