Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

ria e dell'aggrappamento primario (p. 222). Raccoglie nel suo libro un grande numero di osservazioni e di esperien: ze sulle reazioni precoci di aggrappamento e sull'esigen­ za di cohtatto corporeo del lattante. . . . .. Scrive che, durante la prime settimane di vita, come anche più tardi, il lattante umano sistemato sulle ginoc­ chia della madre reagisce con un gesto di aggrappamen­ to; lo stesso accade quando la madre salta o inciampa (p. 301). Egli sottolinea che il pericolo, la fame, la ma- . làttia o i segni che annunciano l'allontanamento della madre intensificano il comportamento di aggrappamento. Bowlby inoltre porta a conoscenza un grande numero di osservazioni e di esperienze che provano l'importanza del conforto dovuto al contatto corporeo, sia présso l'uo­ mo sia presso la scimmia 7 • Cionondimeno, come abbiamo visto, Bowlby conside­ ra l'aggrappamento come una forma incompleta di at­ taccamento, come uno degli elementi comportamentali che lo mediano. Sicché non si potrebbe parlare di com­ portamento di attaccamento vero e proprio, se non a partire dal momento in cui il bambino manifesta il bi­ sogno di prossimità. Egli cita a questo proposito una osservazione di Anderson (p. 307) sul comportamento « orientato verso la madre » dei bambini di un anno e mez­ zo a due anni e mezzo; nel parco, questi bambini, che si sono allontanati dalla madre per esplorare i dintorni, tornano sui loro passi improvvisamente, senza alcuna ragione · manifesta; il ritorno avviene con pJù rapidità che non l'allontanamento, mediante passi più lunghi. Al ritorno, il bambino si è fermato a una distanza minore di un metro dalla madie, e si è anche avvicinato per toc­ carle la mano [sottolineato da me]. « In queste circostanze il comportamento del bam­ bino ptiò essere compreso postulando che sia governato da un sistema che rimane inattivo finché la madre è vi­ sibile ' o è in contatto col bambino, ma tende ad essere 49

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