Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980
cui fino in epoca recente il comportamento del piccolo umano . verso la madre non è stato attribuito alla stessa categoria comportamentale generale che si riscontra in molte specie animali. Qualunque ne sia il motivo, oggi sembra induscutibile che il legame del bambino · con la madre sia la versione umana del comportamento riscon trato in molte altre specie animali; in questa prospettiva esamineremo qui la natura di tale legame » · (p. 226). Bowlby dunque volge la sua attenzioiie sulla vita di specie più lontane da noi di quanto non lo sia la scimmia. Secondo lui, è lo studio del loro comportamento che ci avvicina alla comprensione dei legami del bambino con sua madre. Per quanto egli conosca · benissimo la vita dei Primati e descriva il loro comportamento di aggrappa mento con dovizia di dettagli, tuttavia omette la tappa della filogenesi che i Primati rappresentano. La sua con cezione ignora proprio · la · specie più vicina a noi. Biso gna ammettere che Lawick-Goodall non si era sbagliato: « Sì, l'uomo mette definitivamente in ombra lo scim panzé... »: Ricercando le origini nel passato più vicino alla spe cie, Hermann ha scoperto che il bambino, cercando ri fugio pressò la madre, è spinto dalle stesse forze che il pfocolo della scimmia. Ciò che si �anifesta riel bambino nei momenti difficili della sua esistenza, e nell'adulto ma� lato o abbandonato, non è un bisogno omologo o similare a quello che provano i nostri antenati scimmie, bensì lo stesso, il bisogno istintuale di aggrappamento. Prossimità o contatto immediato. Metaforicamente parlando, Bowlby non si contenta di allontanarsi nel tempo; egli crea, anche nello spazio, una certa distanza tra madre e bambino. Ciò non significa che non attribuisca alcuna importan- za all'aggrappainento. Al contrario: egli afferma che la teoria più vicina alla sua è quella della suzione prima- 48
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