Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980
I dati sempre più numerosi, provenienti dalle disci pline più diverse - dalla psicologia del comportamento, dalla psicopatologia, dall'etologia, dalla neurofisiologia, ecc. -, sembrano testimoniare in favore della concezione di Hermann. Uno di questi dati concerne il cullare. Tale costume arcaico, sempre praticato presso alcuni popoli primitivi, ha attirato l'attenzione di Hermann (pp. 72-73). Vediamo oggi che molti giovani della « cultura alternati va » sistemano i loro piccoli, durante il giorno, in amache; la notte, li tengono nudi nel loro letto. _ Anche il tornare di moda delle culle e di altri accessori della « maternità meccanizzata )) mostra come l'abitudine ancestrale del- 1'aggrappamento alla madre . possa riguadagrfare i suoi di ritti in ogni epoca. Anche Bowlby ne parla in più punti. Si richiama, . fra le altre a una osservazione fatta da Ambrose, che affer ma che il pianto del lattante cessa in ragione dell'inten sità del cullamento, cioé in funzione della frequenza. del- 1'oscillazione. Le basi neurologiche di tale cpstume arcaico sono . state messe in evidenza da ricerche neurofisiologiche e neurochimiche. Secondo Prescott, la privazione precoce della culla, provoca la lesione della sostanza corticale somatosensoriale, proprio perché il movimento oscilla torio assicurava l'autoeccitazione del sistema (Prescott, 1970-1971, cit. da M. L. Marton). L'oscillazione eccita la corteccia somatosensoriale, mentre nella regolazione sen soriomotrice è il cervelletto che gioca un ruolo primario. Hermann descrive questi fenomeni nell'appendice a L'i stinto filiale valendosi dei dati forniti da M. L. Marton, il quale conclude che « i legami affettivi creati dal con tatto fisico sono di altra natura rispetto ai legami affet tivi prodotti a distanza, tramite la vista -o l'udito » (p. 402). 45
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