Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980
quella dell'aggrappamento è il distacco). La ricerca si proietta allora sull'altro. Sul nemico, il persecutore, da vanti al quale bi�ogna nascondersi, lo stesso che si preci pita sulla vittima dal fondo del suo nascondiglio. Sul l'amico: una figura di « maternage», davanti alla quale il bambino si nasconde per gioco, perché questa lo cerchi, o che il bambino fa nascondere perché egli possa à sua volta cercarla, assumendo cli volta in volta un ruolo passivo e attivo. Il gioco si svolge neì modo descritto da Wallon ne L'evoluzione psicologica del bambino (1964). Ma mentre Wallon vede la funzione di questi gio chi nell'esercizio della differenziazione dell'Io e del mon do esterno, Hermann li considera sotto l'aspetto del l'istinto e li reputa una ripetizione attiva e attenuata del trauma di distacco. Nell'esperienza clinica accade spesso che il bambino cominci l'ora della terapia scappando davanti a me e nascondendosi nella stanza. Alcuni si nascondono sotto la scrivania, spengono la luce e si divertono a farmi pau ra; altri sbucano dal loro nascondiglio come se nulla fosse. Un bambino di cinque anni concludeva sempre questo gioco raggiungendomi e ridendo; ma nel suo caso la ripetizione significava qualcosa di più della ripresa del la minaccia sentita a casa tante volte, « se fai il cattivo, ti darò agli zingari»; per lui, il pericolo davvero temuto era di essere « dato» alla morte. Aveva due anni, quando sua madre fu ricoverata in ospedale per qualche mese. Durante la sua assenza il bambino andò ad abitare presso la nonna paterna; il bambino si trovava là quando que sta morì per un attacco apòplettico. Il padre, fortemen te paranoide, era fermamente convinto che la propria madre fosse stata vittima del bambino, per i tormenti che le aveva procurato. Durante un incontro terapeutico il tema del suo gioco era la storia di un bambino che va in ospedale e muore. La malattia consisteva nell'« aver fatto morire la nonna». Dopo la prima apparizione di 43
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