Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

sioni. Come scrive anche Bowlby, alcuni hanno messo in dubbio che si trattasse veramente di un riflesso di stretta, perché la sua prima fase, la fase di abduzione, appariva incomprensibile. Riferendosi a una pubblicazione di Pre­ chtl apparsa nel 1965, Bowlby osserva che Moro aveva ragione di presumere che il riflesso di stretta avesse la funzione di stringere la madre (p. 336). Secondo Prechtl, il motivo della discussione consisteva nel fatto che l'osservazione in genere era condotta in condizioni biologiche non appropriate. Se il riflesso è prodotto in modo tale da suscitare contemporaneamente il riflesso di grasping, il neonato non allontana, o allontana appena, le braccia; la seconda fase invece diventa àssai più pro­ nunciata e anche l'aggrappamento diventa più intenso. Prechtl giunge alla conclusione che il - riflesso di Moro diventa comprensibile quando lo si collochi nel contesto dell'aggrappamento dei primati. Questa osservazione coin­ cide perfettamente con i fatti osservati nelle scimmie Rhésus. « I movimenti rapidi della madre producono nel bambino l'inténsificazione del suo aggrappamento e del suo grasping e gl'impediscono di cadere dal corpo della madre» (p. 336). Questa recente osservazione di Prechtl che - come abbiamo visto - Bowlby fa propria, è dun­ q�e un nuovo dato a sostegno dell'ipotesi dell'aggrappa­ mento. Q1,1ando l'istinto di - aggrappamento resta privo di og­ getto, entra in gioco il suo istinto antagonista, quello del­ la ricerca; ciò che suscita questo istinto è la carenza, la perdita dell'oggetto. I caratteri dell'istinto si applicano allo stesso modo a quest'ultimo: esso è proprio di un gruppo importante del regno animale, e il suo esito è un comportamento specifico che si esprimé nella ricerca. S'intensifica spesso in maniera vorticosa, come per esem­ pio nel vagabondaggio. Il percorso a - meandri, la linea sinuosa appartengono alla sua essenza 5 (p. 98). La sua reazione di difesa è l'atto di nascondersi (come 42