Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

mondo dei _ suoni, dalla musica con la sua unità di suono e accordi sonori. Il senso di realtà nei riguardi del cor­ poreo-spaziale; la cui « fugacità » viene messa in rilievo dall'ammalata, rientra in parte nel · secondo e nel terzo strato. Come molti pittori, anche Renoir era molto dotato per la musica; da ragazzo voleva diventare un cantante, ma poi divenne un pittore con sessualità probabilmente nor­ male. Ancor più che nel caso dell'uomo dei lupi, nell'esposi­ zione fatta dalla Milner del caso di Susan risulta evidente che ciò che abbiamo chiamato qui profilassi della per­ versione implica una lotta, un dinamismo, una gara e non un'alternativa tra due pòssibilità, un aut-aut. Ciò appare ancora più chiaro nel caso di Zelda, la moglie di F. Scott Fitzgerald (Milford, 1970). Zelda, che proveniva da una regione meridionale degli Stati Uniti d'America, era una vera bellezza dagli occhi meravigliosi. Nella sua classe, fintanto che aveva frequentato la scuola, era sem­ pre stata la più bella. Amava la generazione del jazz, la libertà, anzi la sfrenatezza. Sua madre avrebbe voluto di­ ventare una cantante d'opera. Anche Zelda amava la mu­ sica, ma soprattutto la sua espressione nel balletto, ed infatti già da bambina aveva preso lezioni presso una scuola di ballo. Più tardi, quando fu una giovane ' donna ed ebbe un'infelice delusione amorosa, si dedicò comple­ tamente al balletto sotto la guida di un'allieva di Djaghi­ leff. Anche questa le dette una delusione, dicendole che era dotata di talento, ma non di prim'ordine. Ogni tanto le venivano offerti piccoli contratti. Qualche anno dopo la sua storia _ d'amore cominciò - a dipingere, facendosene per così dire lo scopo della sua vita. Questa fu intralciata da una schizofrenia che progredi­ va lentamente, fantasie di grandezza, allucinazioni ottiche e acustiche, uno stile bizzarro e 1..ID,a grammatica tutta par­ ticolare, « messaggi di Dio». Ma il dipingere non ne fu 28

RkJQdWJsaXNoZXIy