Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

tivazione spontanea che ricollega il fenomeno al senso di infermità dell'io. Il malato afferma ripetutamente di provare un senso di inferiorità ogni volta che non riesce a realizzare ciò di cui ha voglia, vale a dire quando non soddisfa del tutto i suoi desideri - come per esempio camminare per strada col transistor acceso -, ma al contrario si deve piegare alle circostanze. Nei giochi di « schiacciamento », o quando spappola­ va una rana con il piede o con una pietra, il piacere era generato dall'appiattimento dell'oggetto, come se non fosse capace di affermare la sua esistenza e la sua for�a · in maniera diversa dalla distruzione e l'annichilimento di qualche cosa. Rifacendoci all'episodio dell'appiattimento del mat­ tone - che è uno degli schiacciamenti più spettacolari in quanto l'oggetto che le ruote dell'autobus sono destinate a distruggere possiede una pronunciata forma angola­ re - l'associazione conduce in linea diretta al padre, il qu ! 1le aveva minacciato suo figlio con lo stesso oggetto. Allo stesso modo, in occasione dello schiacciamento del­ le feci, si può pensare al padre, al quale una volta il fi­ glio in collera disse: « sacco di merda ». Le materie fecali animali rivestivano nel soddisfaci­ mento sessuale il ruolo di surrogato dei ragazzini e, quan­ to alle feci umane, esse venivano usate soprattutto come mezzo di vendetta. Il notevole ritardo con cui le reazioni di vendetta seguono i torti subiti mette in evidenza il carattere deformato dell'aggressività nel malato. L'io po­ co sviluppato è incapace di mobilitare in modo adeguato le forze di aggressione necessarie alla difesa. Gli si lan­ cia il sapone in faccia, e lui ripete l'atto un anno dopq. Un'altra offesa degli anni di scuola: i bambini ridono del suo cappello tirolese di cui è molto fiero ; glielo fanno ca­ dere dalla testa e lo calpestano. . Quindici o venti anni do­ po vede alla _ finestra una scena analoga e domanda a sua 187

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