Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

sere sedata da osservazioni rassicuranti, da buone pro­ spettive riguardanti il problema attuale. All'inizio il pa­ ziente, che è vigile ed ansioso, produce pensieri, memorie e idee confortanti; qualcosa insomma che abbia a che fare con le superstizioni raggruppate nel .mito dell'invul­ nerabilità. Accade, ad esempio, che nelle unità cardiologi­ che di cura intensiva i pazienti si difendano contro la morte dei loro vicini di letto malati di cuore, dicendosi: « Era malato da più tempo », « A me non può accadere » ecc. A volte accettano la più semplice delle rassicurazio­ ni: « Il suo cuore era realmente molto malato ». Vigilanza e rassicurazione possono spesso combinar­ si, con il paziente che si preoccupa della possibilità di una nuova ricaduta, chie�endosi come si difenderà e cosa farà (Vedi tavola). III Se si considera ciò che abbiamo scritto, tenuto anche conto della frequenza di questi fenomeni, risulta ovvio che ci troviamo di fronte a uno dei principali problemi psicologici del�a pratica medica. Noi dobbiamo prendere in considerazione anche l' an­ sia del personale infermieristico (Hofling 1968, Jo6dy 1974, Jo6dy . 1974, Neumann 1947). Ci sono infermie­ ri che mostrano nel loro lavoro un'eccezionale abili­ tà adempiendo ai loro compiti senza alcun persona­ le elemento emotivo. Dietro il lavoro svolto meccani­ camente essi celano i propri scrupoli nei confronti dei pazienti, delle situazioni e dei problemi. Anche il medico non si libera mai da tali scupoli. La paura che il medico o gli infermieri provano per la psicosi può, inoltre, osta­ Golare la comprensione degli psicotici. Questa considera­ zione può estendersi ad altri fattori psichici fino a ri­ guardare tutta la psichiatria. 148

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