Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

che presso coloro che hanno cominciato a balbettare più tardi si constata spesso che il male è il ritorno di qualche antico trauma, temporaneamente ricoperto poi ritorna­ to alla superficie. Esaminiamo dunque più da vicino questo periodo cri­ tico. L'inizio del 3 ° anno segna una frontiera nello svi­ luppo del linguaggio come pure in quell_o della coscienza di sé. E' a questa data che il bambino arriva a parlare cor­ rentemente e che appare la coscienza del «me» e della azione personale. Il riconoscimento del «me» è seguito dall'esercizio funzionale del'esperienza dell'io sul piano dell"azione. «Io lo faccio da me» diventa il criterio, la prova pragma­ tica dell'«io sono». L'esercizio funzionale d,ell'azione personale conduce tuttavia a tutta una serie di frustrazioni. Queste conduco­ no a una regressione che ha, quasi sempre, un carattere aggressivo. Si tratta di un periodo difficile tanto per il bambino che per la madre. La prima tappa critica dell'istinto di · aggrappamento si situa ugualmente verso l'e�à dei tre anni, fatto che è lungi dall'essere dovuto al caso. Il rap­ porto fisico con la madre si allenta e l'istinto di aggrap­ pamento cerca nuovi mezzi di espressione. Il bambino non può ancora abbandonare il grembo materno, ma questo non gli è più interamente sufficiente. In ragione dei cambiamenti qualitativi e quantitativi del sistema nervoso, che si manifestano nel corso dello sviluppo del linguaggio, il mondo esterno si riflette pure in un modo cambiato; diventa molto più vasto. Ma af­ finché l'io che si espande sia capace di fare i suoi primi passi in questo «spazio più grande» occorre un senso di sicurezza più intenso. Era relativamente facile ai geni­ tori prendere il bambino sulle loro ginocchia, cambiare i suoi pannolini, oppure farlo mangiare, dato che erano attività «pratiche» e «terra terra»; ora si tratta di im- 114

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