Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

rapia, quando Bandika ha voluto parlarmi, ma ne fu in­ capace, si avvicinò a me, afferrò il bavero della mia blusa e attese un momento, conservando questa posizione. Ho potuto osservare che il suo sguardo angosciato si calma­ va durante questo aggrappamento ed ègli sepp ' e articola­ re correttamente e dire ciò che aveva voluto. Il bambino _ ricorse a questo metodo molte volte con buon risul­ tato. E' noto che la balbuzie è in stretto rapporto con l'insi­ curezza dell'io. Cantando, recitando versi, giocando con le marionette o ripetendo le parole al _ trui la balbuzie di� minuisce, le situazioni critiche sono quelle che richiedo­ no l'indipendenza. Parlando con voce alterata (più bassa, più alta, su un ritmo cambiato) i balbuzienti provano sollievo. Si può dimostrare con esperienze che i balbu­ zienti sono capaci di parlare correntemente se non pos­ sono sentire. la loro voce. (Esperienze reali�zate da Her­ mann con l'aiuto dell'apparecchio sonoro del medico-pe­ dagogo sovietico Dierajné. Comunicazione verbale di Her­ mann). Ciò che rendeva il caso sopradescritto pieno di signi­ ficato per me, è che, attraverso il dato dell'aggrappamen­ to effettivo del bambino, il problema dell'io si è ricolle­ gato, in un modo naturale per così dire, all'idea dell'ag­ grappamento. L'esperienza mi ha incoraggiato a ricercare la spiega­ zione della balbuzie in tenera età con !:aiuto della teoria dell'aggrappamento di Imre Hermann. 3. Qualche osservazione sull'anamnesi di]O bambini bal­ buzienti . Le anamnesi contenevano un insieme sorprendente di dati che permettevano di concludere con la frustrazione dell'istinto di aggrappamento. Risultava che ciò che ave- 110

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