Il piccolo Hans - VII - n. 28 - ottobre-dicembre 1980

riconoscere per liberarsene. Esattamente come se l'incon­ scio non ci fosse. L'artificio di una porta inventata è ciò che, anche nella fine dell'analisi, tiene separati disegno e destino in modo che il contorno dell'uno non coincida con il contorno dell'altro. 3. Questo . richiamo ali'« artificio» ci ripropone la ?,Ostra nozione di « protesi». Al termine della mia rela­ zione al convegno dell<? scorso gennaio, Che cosa è una protesi? Il sogno e la coppia, storia di un caso e di un destino, dicevo che la protesi precede ciò che « appartie­ ne» sia pure alla primissima · infanzia. La protesi è già pronta fuori di te, nel negozio di ortopedia della strada accanto, per quando perderai, accidentalmente, la gam­ ba. Per Hennann che vi ha portato l'attenzione, l'aggrap­ pamento è, come sottolinea nel suo saggiò Agnes Binét, qualcosa che riguarda meno il · comportamento che non l'istinto. E' dunque qualcosa che precede un apprendi­ mento condizionato, mi aggrappo perché qualcosa mi si sottrae. La perdita precede l'esperienza della perdita, ed è per questo che la protesi è già dall'ortopedico. La no­ stra nozione di protesi serve allora a tenere separato il primitivo da ciò che è puramente leggibile in termini di storia dell'evoluzione (del resto l'antròpologia in Her­ mann vale quella freudiana, è totalmente fantastica), in quanto essa rappresenta un artificio della tecnica umana che precede il mutamento fisico. In questo senso, oltre che nella genesi delle nevrosi, la protesi si introduce in tema di fine dell'analisi nella mqdalità di gestire l'aggrap­ pamento, nel transfert e nel suo dissolvimento. Il transfert stesso è un artificio tramite quell'arnese che « è già là » che è il soggetto supposto sapere, l'anali­ sta. Il fatto che tale soggetto sia, in quanto supposto sa­ pere, già là rispetto al giro della pulsione, potrebbe muta­ re la sua collocazione di oggetto piccolo a, di oggetto mancan�e, in quella di soggetto di una perversione. Le 11

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