Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980
linguaggio» (Rie. fil. § 243). Questo linguaggio, per W., è impossibile, i.e. l'esperienza privata - se mai evoca bile - è irrapresentabile in un linguaggio che nessun'altro « potrebbe . comprendere », i.e. privato in questo senso. Dell'Argomento generale, e, in particolare, di alcune delJe tesi principali a sostegno dell'impossibilità ch'esso argomenta, l'articolo di Mary Tiles (del King's College di Cambridge), « Il privato e l'autonomia del mentale», qui tradotto da Valeria De Tommasi, dà un'efficace ana lisi. Infine, e soprattutto, vorrei ringraziare G.E.M. An scombe, literary executrix di Wittgenstein per avermi con cesso, anche a nome di Rush Rhees e G.H. van Wright, di tradurre questo testo seminale. Pietro D'Oriano] L'esperienza ,di spavento ci appare (quando facciamo filosofia) come un'esperienza aimorfa, posteriore Tispetto all'esperienza di trasalimento. Tutto ciò che voglio dire è che è fuorviante drire che la parola ' spavento ' significhi qualcosa che accompagni l'esperienza dell'espressione dello spavento. Lo sguardo 'perso . lontano', la voce svagata sembra no - essere soltanto mezzi - per trasmett,ere la sensazione interna Teale. . Il problema filosofico è: « Che cosa mi scon�erta in questa situazione?». Es lasst sich ii.ber die bestimmte Erfahrung eznzges sagen und ausserdem scheint es etwas, und zwar das Wesentliche, zu geben was sich nicht beschreiben lii.sst. 60
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