Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

a proposito delle « guarigioni miracolose» (e · può essere l'attesa di un enorme vincita al gioco come ,di una parorla che �dioa al paziente: - tu ,sei un analista), di,ssimulà l'insi­ stenza di un debito simbolico. Così Aldo, _ ohe la madre avrebbe voluto veder diventare « perito industriale», trov , erà di aver ripeoco11so, nel diverno 0I1dine di studi se­ guito brillantemente fino alla tesi, che lasciò scrivere ad altri, l'itinerario del padre che a suo tempo aveva pagato qualcuno per farsela fare, la tesi. A questa scoperta egli giunse aff:improvviso quando si !lese conto che il disegno che teneva a ornarie il suo ,studio, il testone rotondo di un « ultimo della classe» con la scritta« abbasso la scuola», si ricollegava aUa caricatura ,appries-a :dall'amico e questa alla -defezione patema. Mosso all'anahsi dal desiderio di ritrovare la Cosa materna che Jo richiamava nell'immagi­ ne del maialino, Aldo è giunto così, attrav,erso una specie di , rovesciamento della prospettiva, al :riconoscimento del ,significante paterno. H ,processo dell'analisi contiene un'inversione: non porta, come si sarebbe portati e in- . clini a credere, dalla silhouette alla Cosa, ma al contrario, e in un modo che ci contraria, dalla Cosa alla silhouette. E la silhouette a questo punto la potremmo definire co­ me: un tratto del padr-e che passa attraverso il disegno della madre. Anche se partecipa dell'immagine - disegnando il contorno di un viso, il profilo ,di un ,animale, un maialino, un'ooa, un orsacchiotto, la sagoma di un albero - la ,silhouette però non è un'immagine. L'esperiienza che la ri­ vela ha piuttosto a che fare con quelle che Joyce chiama­ va « epifanie»: « un'improvv.isa manifestazione spiritua­ le, o in un dirscorso o in un gesto \ o in un giro ,di pensie­ ri» 14 • Per i suoi rapporti con ,iii pensiero, non è qualcosa che può essere portato dentro un'immagine, bensì qual­ cosa che porta la stessa capacità di immaginazione. E' una sigla del pensiero, un « monog:riamma», che è il ter­ mine impiegato -da Kant nella Critica della ragion pura 22

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