Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980
tale tipo di analisi, fondata sul linguaggio comune, e le ricerche del Circolo di Vienna, e dello stesso Bertrand Russell. Mentre infaHi questi ultimi miravano a costn.1.i'.re un sistema linguistico che mirasse alla razionalità assolu ta, gli analisti di Cambridge, e ,poi di Oxford, a partire dalla maggiore figura di G. E. Moore si proponevano di emendare, attrav·erso una vera e propria ' « terapia » il linguaggio comune, quello cioè storicamente dato, con il compito - per una certa fase primario - di controllare sino a qual punto la tradizionale problematica filosofica non nascesse, appunto, da una serie di assunzioni di dub bia validità, la oui fonte stava proprio in vizi Hnguistici, variamente accumulatisi. Ma il lavoro più recente ,di queste scuole si è mosso ulteriormente, mettendo in evidenza la ,pluralità e mol teplicità dei discorsi, e ·sottolineandone la matrice prati ca, di azione sugli altri e sul mondo. Qui si innesta l'influsso diretto del pensiero di Wit tgenstein, la cui personalità si configura così con mag� giore chiarezza come un « ponte » tra le ricerche vien nesi e quelle britanniche: un «ponte», ovviamente, ohe oggi è impossibile - entro il contesto di cui ·si parla - non attraversare. A questi temi, c<;>n ampiezza di informazione e luci dità di esposizione, Aldo Gargani dedica il suo libro più recente, Wittgenstein tra Austria e Inghilterra (Torino, Stampatori, 1979). Per il lettore non specificamente in teressato alla problematica filosofica il libro contiene tuttavia una ghiotta sorpresa: le pagine dedicate da Gargani, nel capitolo ,su « Le scuole filosofiche di Cam bridge e di Oxford » alla influenza di Moore sul « Grup po di Bloomsbury » e sulle componenti teoriche delle forme di comportamento e della stessa produzione let teraria e saggistica dei suoi componenti, da Virginia Woolf a Strachey, a Keynes, agli altri. 217
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