Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

Mi designo, mi disegno. Una nuova caratteristica, da aggiungere alla nostra desorizione, è fa relazione della silhouette con il disegno. Spesso fa fonte ,di questa confi­ gurazione, che si ripresenta con foHrcità o con angosoia, è un disegno che la madre ha insegnato al "bambino: un disegno facile, realizzabile con un ,solo tratto, che l'adulto però ha l'impressione di non saper rifare e che innesta · un'immagine motoria che può andare nel senso del ritrn­ vamento gioioso o della fuga. Sua madre ,gli dice che da piccolo ,sapeva disegnare benissimo, cosa che non ricorda affatto. Sa solo che era afflitto, in rapporto • alla ,scuola, da un s e nso di generale incapacità. Gli viene in mente che una cosa sapeva di•segnare con grande fodlità, questa e nessun'a:ltra: la sagoma di un maialino, che ,aompiva senza ·Staocare la mano dal foglio. (Il fatto di non staccàre la mano gli premeva a tal punto che è con un •senso di pena che vi rinunciava per , segnare il puntino dell'occhio. Invece ometteva di metterci anche il codino.) Più tardi da un amico a:eprese 1a fare, sempre di filato, la caricatura di un volto esprimente un misto di imbecillità ,e di canaglie­ da. L'arte della oaricatura gli rimase però altrettanto preclusa di quella del disegno e Aldo, poiché si tratta an­ cora di lui, non riuscì più a ripetere neppure quella ma­ schera semplicissima. · Questo « • saper fare » pre _ coce di cui ' il ,soggetto non sa poi più niente determina in seguito :i suoi rapporti con il sapere come tecnica. Capita 1 sovente che degli an · ailizzanti riferiscano di aver intrapreso e ,abbandonato un indirizzo di studi tecnici ai quali · erano ,stati avviati dai genitori sotto pretest,o che tali studi sarebbero stati più fac.iU. Si intende più facili di quelli compiuti o non compiuti da loro. E' come se :la :ricerca della ,silhouette ,divenisse un compito che viene tramandato da una generazione a1l'al­ itra, una sorta di credito immaginario che, mentre alimen­ ta quella forma ,di « attesa fiduciosa» di cui parla Ffleud 21

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