Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

certo. Che ne avevo due palle anch'io. Si spostò e rima­ nemmo uno accanto all'altro, in ,silenzio. Le ore pas­ savano e nessuno ci aveva scoperto. Le ore passavano e la battaglia invece di calmal".si era quasi diventata una ,specie di guerra. Mi sembrò che il fronte si fosse trasci­ nato proprio lì, a qualche centimetro dalla mia testa. A un certo punto mi sembrò per,sino di sentire il volo degli aerei e le detonazioni degli obici, mentre poche ore prima ci sparavamo con piccoli fucili e pistole ridi­ cole. Ma malgrado i fragori lui - era sempre lì ohe sem:brava dormire... Senza mai dire una parola. Più la bat­ taglia cresceva meno sembrava interessarsi alla cosa. Invece io non ne potevo più. Davvero. Non ce la facevo più. Non soltanto avevo paura d'essere scoperto, spa­ raito subito dagli uni o dagli altri, ma crepare Timanendo lì come un'oca mi sembrò... mi sembrò... ecco, sì, mi sembrò indegno di -un uomo. Morire per morire rtanto valeva fare .il proprio dovere, no? O no... ». Lisio mi guardò - rammento - ma io non gli ri­ sposi. ·«Comunque» disse«mi alzai e mi rimisi a combatte­ Te e non persi nemmeno un dito in quell'inferno, '.Però dopo neanche due ore forse che ero lì a sparare (ogni ,tanto '.Pestavo un pezzo di cervello falciato da una mitra­ liatrice o una gamba che muoveva ancora come la coda mozza d'un serpente), sì, dopo meno di due ore che ero lì a sparare, mi sentii come... come... non so dirtelo!... co­ me se fossi ,stato un grande buffone, si; è così, mi sen­ tii profondamente comico, ridicolo, capisci?, 'ridicolo. E più ·sparavo più questa ,sensazione aumenitava in modo strano, si dilartava dentro, e non potevo più impedirmi di pensare a lui, che ,sapevo che se ne stava ancora lag­ giù a sonnecchiare, 1ndifferente se una bomba gli fos­ se cascata addosso. E allora verso sera tornai in quel buco. Nessuno ci avrebbe scoperto. Soltanto una bomba potent1ssima, o il ca,so... All'alba mi svegliai e ripresi a 187

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