Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980
giornali fu la verità. Per una volta la stampa delle cronache riportò il vero: eh si, qualcuno lo spinse dal dodicesimo piano... Non vedo davvero come avrebbe po tuto cadere da solo, anche se come dirò la cornièe del tetto era assai bassa... La grande festa che il conte Ubal do Besenzio dette quella notte in onore della nuova holding italiana, era o toccava la propria apoteosi. Lo champagne colava a fiumi, gli alcol più sottili e potenti avevano invaso menti e sangue... Vi era anche chi aveva il naso zeppo di polve1:1e. La musica era eccellente e ru morosissima. Tutto, tutto per stordire. Fu abbastanza facile. Nessuno mi vide quando gli dissi che desideravo parlargli. Lo dissi in fretta e sorridendo. Gli . dissi del posto. Il terrazzo superiore. Dove alcune coppie sparute pomiciavano in pace ,sulle amache, attorno all'enorme . oubo dell'ascensore e dei camini dello albergo. Il bal cone era semplicerp.ente un muretto verniciato di bian co ed era davvero singolarmente basso. Fu la prima cosa che notai come utile visitando i luoghi, poiché ar rivai puntualmente all'ora dell'invito, ossia tra i primi... Eppul:'e non mi imposi ma:i la data del mio fine. Mi dissi sempre che questa si sarebbe presentata davanti a me, nella propria peìfezione programmata. Ne ero sicuro e così fu. Accadde quella notte perché quella notte accad de. Avanzai in fretta verso il bordo del vuoto. Mi guar dai attorno. Nessuno. Mi inginocchiai è sporsi il capo nel vuoto. Il salto era immenso... E' incredibile quanto sia alto un dodicesimo piano! Avevo gesti precisi, il sangue leggero, il cervello poteva funzionare in fretta o lentamente, a mio gradimento. Una fredda esaltaziione s'era rovesciata in una sorta di quiete e sicurezza inte- , riore, davvero stupende... Questo dodicesimo piano in realtà come ho scritto non era altro che il tetto del grande Hotel Catilina e non era destinato ai dienti. Ma qualora il conte Besen zio offriva agli «amici» una delle sue feste, pagando 179
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