Il piccolo Hans - VII - n. 27 - luglio-settembre 1980

sono nozioni oggettive che possono entrare in gioco solo dove vi è spazio per la · distinzione tra errori lingui­ stici e fattuali; niente può essere - detto se non c'è possi­ bilità del suo essere falso e del suo essere vero. Ciò è \ dire che l'atto assertivo èl essenzialmente soggetto ad una valutazione critica indipendente, che il tipo di valutazio­ ne adeguato a questo atto è l'accertamento della verità o della falsità, e che è la natura delle possibili fonti di critica che determina la significazione dell'atto. Pari­ menti per altri usi di parole - gli àrbitri dell'uso corret­ to e scorretto sono i fattori determinanti di senso. Deve esser� possibile fare un errore nell'uso delle parole an­ che se si conosce il loro significato, proprio come è pos­ sibile fare un errore , nella moltiplicazione, anche se si sa la tabellina e la possibilità di correttezza deve essere pos­ sibile.. La forza di «oggettivo», qui, è che la valutazione è tale da poter ess . ere fatta da altri e quindi da un pun­ to di vista diverso dal propri(?. Parte della comprensione della natura di un atto linguistico è comprendere la responsabilità che si ha, nel giudizio degli altri, per ciò che si dice. Questo varrebbe tanto per le espressioni in prima persona quali «Ho mal di testa» quanto per quelle in terza persona: «Lei ha mal di testa». Ciò che sembra, nella spiegazione in termini di condizioni di verità, una differenza di statuto epistemologico tra due atti lin­ gui�tici dello stesso tipo, una differenza di statuto risul­ tante dalla privatezza del mentale, appare adesso come una differenza tra gli atti linguistici stessi. E' in questo senso che la privatezza apparente del mentale è trattata in modo che mostri qualcosa sulla grammatica di «dolo­ re»; essa indica la differenza tra i modi in cui le attri­ buzioni di prima e terza persona sono pubblicamente accertate, - cioè la differenza nelle loro funzioni lingui­ stiche. Se non possono sbagliarmi su come mi sento, se non ha senso dire che posso avere dubbi su ciò, allo- 139

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